PadovaMille Anni di Scienza in Italia

 

I. Il Palazzo del Bo

Sede storica dell'Università a partire dal 1493, il Palazzo del Bo ospita diverse sezioni tematiche, nelle quali, tra l'altro, viene presentata la storia della medicina a Padova dal XVI al XVIII secolo, vengono ricordati gli anni trascorsi da Galileo a Padova e viene reso un omaggio a Giovanni Poleni. Il Teatro di filosofia sperimentale di Poleni, in particolare, trova per la prima volta in occasione della presente mostra una sua rievocazione nelle stesse sale in cui fu fondato

 
Il Teatro Anatomico di Padova

La medicina a Padova fra il Cinquecento e il Settecento

La scuola medica patavina ha dato un fondamentale contributo alla nascita e allo sviluppo di diversi settori della medicina moderna. Tra questi spiccano:
L'anatomia "chirurgica", il cui rinascimento - da alcuni interpretato come vera e propria nascita della medicina moderna - è legato all'opera De humani corporis fabrica (1543) di Andrea Vesalio, formatosi nello Studio Patavino e qui divenuto professore.
La moderna fisiologia, di cui uno degli iniziatori è Girolamo Fabrici d'Acquapendente - il cui nome è legato al Teatro Anatomico di Padova eretto nel 1595 - l'ultimo dei successori "diretti" di Vesalio.
L'anatomia "animata", che ha come massimo esponente William Harvey, lo scopritore della circolazione del sangue, laureatosi presso l'Ateneo Patavino, ma che ha anche un prestigioso rappresentante in Santorio Santorio, uno dei maestri di Harvey a Padova.
L'anatomia "clinica", infine, che ha origine proprio a Padova nella seconda metà del Settecento. Anche in questo caso, due nomi soltanto: Bernardino Ramazzini, fondatore della medicina del lavoro, e Giovanni Battista Morgagni, iniziatore di una importantissima specialità che oggi può essere identificata con l'anatomia patologica.

 

 
Compasso di proporzione, firmato "franciscus fusarius Cremensis faciebat 1638"

Galilei a Padova, 1592-1610 - "Li diciotto anni migliori di tutta la mia età"

Rivoluzionari, solo così possono essere definiti i contributi di Galileo negli anni padovani. Scoprendo la legge di caduta dei gravi (1604) e il moto parabolico dei proiettili (intorno al 1609), Galileo pone infatti le basi della nuova meccanica, raccogliendo al contempo prove fisiche a favore del sistema copernicano. L'applicazione del telescopio all'osservazione celeste lo porta inoltre alla pubblicazione del Sidereus Nuncius (1610), opera fondamentale nella storia dell'astronomia. Galileo contribuisce infine allo sviluppo di alcuni strumenti scientifici quali il compasso di proporzione, che grazie a lui si afferma e diffonde.
Al Bo vengono presentati strumenti seicenteschi e diverse prime edizioni di opere di Galileo, tra cui una copia del Dialogo sui massimi sistemi del Mondo, con annotazioni manoscritte dello scienziato.

 

 
Macchina flessoria per lo studio dell'elasticità dei materiali, 1747

Il Teatro di Filosofia Sperimentale di Giovanni Poleni

Sulla scia di altre università europee, viene creata a Padova nel 1738 una cattedra di Filosofia Sperimentale (l'odierna fisica sperimentale), che viene affidata a Giovanni Poleni, scienziato eclettico che gode di grande fama nell'Europa dell'epoca. Allo scopo di corredare le sue lezioni di fisica con numerosi esperimenti, Poleni fonda nel 1740 il Teatro di Filosofia Sperimentale, raccolta di strumenti scientifici per la didattica e la ricerca, primo laboratorio di fisica in un'università italiana. Fino alla sua morte, nel 1761, Poleni continua ad arricchire la propria raccolta, che arriva a contare circa 400 oggetti, un centinaio dei quali è giunto fino ai nostri giorni.
Nella sala attualmente denominata "Basilica", vengono esposti alcuni dei più significativi strumenti originali del Teatro poleniano.

 

II. L'Ospedale di San Francesco Grande
Sibilla de Cetto ritratta nell'atto di donare l'Ospedale di San Francesco: affresco di Dario Varotari, 1579 (dal ciclo di affreschi del Capitolo della Scuola di Carità di Padova)

Fondato nella prima metà del Quattrocento, l'Ospedale si distinse in senso positivo da tutte le precedenti e contemporanee iniziative analoghe. Innanzitutto, almeno per l'epoca, era "Grande" e, contrariamente alla prassi consolidata, venne costruito all'interno delle mura cittadine, in una zona che aveva una già chiara destinazione abitativa. Struttura autonoma, l'ospedale ebbe inoltre fin dall'origine un'impostazione prettamente terapeutica. Attività, quest'ultima, che svolse fino al Settecento, quando le ormai antiche strutture edilizie e organizzative risultarono inadeguate.
Proprio qui Giambattista da Monte avrebbe introdotto per la prima volta, intorno alla metà del Cinquecento, l'attività clinica in senso moderno: un metodo scientifico e didattico in perfetta sintonia con quanto si andava "sperimentando" nello stesso periodo e nello stesso Studio con gli studi anatomici di Vesalio e con la realizzazione dell'Orto medicinale.

 

III. L'Orto Botanico
Veduta dell'Orto botanico (da J.F. Tomasini, Gymnasium patavinum, Udine, 1654")

L'Orto botanico dell'Università di Padova fu fondato nel 1545 come Horto medicinale annesso allo Studio patavino per la coltivazione delle piante medicinali indigene ed esotiche a fini scientifici e didattici. Tali piante entravano nella composizione della quasi totalità dei medicamenti. L'Horto medicinale rappresentò non solo un notevole salto di qualità nella didattica, consentendo agli studenti di medicina l'esame delle caratteristiche morfologiche delle piante dal vivo, ma segnò anche l'inizio dell'applicazione del metodo sperimentale nel campo della botanica. Per gli studenti stranieri, che numerosi frequentavano lo Studio padovano, e per gli studiosi in viaggio in Italia, l'Orto rappresentò un modello cui ispirarsi per l'istituzione di strutture analoghe nella loro patria. Per questa ragione l'Orto padovano, il più antico del mondo ad aver conservato l'ubicazione originaria e anche, praticamente inalterata, la sua originaria struttura, viene spesso definito come "la madre" di tutti gli orti botanici del mondo.

 

IV. La sezione Settecentesca su "Collezionismo  Scientifico e Scienza a Padova nel Settecento"
Vallisneri riconobbe che i reperti da molti ritenuti cervelli di bue pietrificati, erano in realtà resti fossili di coralli, come quello qui rappresentato (Meandrina scalaria Catullo) Ospitata nel palazzo adiacente l'Orto Botanico, l'esposizione inizia con una breve sezione sugli erbari, veri e propri strumenti scientifici nell'ambito degli studi botanici che furono intrapresi a Padova da illustri esponenti. Segue la presentazione della collezione riunita da Antonio Vallisneri fra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento, che comprendeva oggetti legati alla zoologia, alla medicina e all'archeologia. Di Vallisneri, medico e naturalista, sono anche illustrati i contributi allo sviluppo delle scienze della terra e della biologia. Vengono inoltre ricordati i precursori di Vallisneri e i paralleli sviluppi scientifici che in alcuni casi, ad esempio per quanto riguarda la mineralogia, vanno ben al di là degli angusti limiti di una città o di una nazione. Infine, l'omaggio a Giovanni Poleni presentato nella Basilica del Bo viene completato in questa sezione mettendo l'accento sulla figura di Poleni scienziato, che si dedicò con successo ad astronomia, matematica, meteorologia e fisica, e la cui fama e influenza furono notevoli nell'Europa del Settecento.


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