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    L'architettura dipinta
     
 

Quello che nella Trinità "vi è di bellissimo" - scrive Giorgio Vasari - "oltre alle figure, è una volta a mezza botte, tirata in prospettiva, e spartita in quadri pieni di rosoni, che diminuiscono e scortano così bene, che pare che sia bucato quel muro". Masaccio introduce una formula pittorica che non solo sancisce la funzione del quadro come diaframma tra lo spettatore e la scena raffigurata (la finestra albertiana), ma agisce sullo spazio architettonico in modo spesso determinante, rimodellandone la forma e le dimensioni. La ricerca prospettica del Rinascimento raggiungerà i risultati più eclatanti proprio in quello che Vasari chiamerà il "lavoro di quadro", ossia la composizione di finte architetture prospettiche in scala reale concepite per sfondare illusionisticamente pareti e soffitti. Nel Quattrocento l'architettura dipinta vanta capolavori eccellenti, come la Camera degli Sposi di Mantegna o lo straordinario finto coro di Santa Maria presso San Satiro con cui Bramante anticipa le sperimentazioni scenografiche del Cinquecento.

   
 
 
 
 
 
 
    La scena teatrale
     

 

 

La scenografia teatrale rappresenta il punto più alto della sperimentazione prospettica rinascimentale. L'illusione è costruita nello spazio tridimensionale del palcoscenico, dove si combinano elementi solidi e finzione pittorica su piani frontali e obliqui. Le prime scene prospettiche sono documentate solo ai primi del Cinquecento e vantano i nomi di artisti come Girolamo Genga, Raffaello, Baldassarre Peruzzi. Le tre tipologie sceniche descritte da Vitruvio - tragica, comica e satirica - sono rielaborate secondo uno schema che prevede generalmente, ad eccezione della satirica, una strada centrale fiancheggiata da edifici classicheggianti o popolareschi. Con Palladio il tema si lega allo studio filologico del teatro antico, da cui deriva anche la riscoperta di particolari macchine sceniche, come i cosiddetti periacti, pilastri triangolari girevoli concepiti per effettuare immediati cambi di scena. Nonostante le raffinate soluzioni degli scenografi cinquecenteschi, le regole per la progettazione di prospettive scenografiche vengono definite solo nel secolo successivo, a cominciare dai fondamentali Perspectivae libri sex di Guidobaldo del Monte (1600).
   
 
 
 
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