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Eccezionale ritrovamento di due dita e di un dente di Galileo

Dito medio della mano destra di Galileo

Tre eccezionali cimeli galileiani, ritenuti perduti da oltre un secolo, sono stati recentemente ritrovati e saranno esposti al pubblico per la prima volta nella primavera 2010, in occasione della riapertura del Museo di Storia della Scienza, futuro Museo Galileo.

Si tratta di un dente e di due dita della mano destra prelevati dai resti del grande scienziato il 12 marzo 1737, quando le spoglie mortali di Galileo furono traslocate dal deposito clandestino nel quale erano state poste al sepolcro monumentale nella basilica di Santa Croce.

Dalla morte di Galileo (8 gennaio 1642) erano trascorsi 95 anni, durante i quali i continui sforzi dei discepoli e dei Granduchi di dare onorata sepoltura al grande maestro erano risultati vani per l’opposizione delle autorità ecclesiastiche, risolute nel contrastare la celebrazione in luogo consacrato di un uomo condannato “dal Santo Offizio per una opinione tanto falsa e tanto erronea”. Dare degna sepoltura a Galileo significò quindi affermare in maniera decisa l’autonomia del governo civile e celebrare lo scienziato toscano come simbolo e martire della libertà di pensiero.

Alla cerimonia parteciparono uomini di cultura e membri delle più illustri famiglie nobiliari, mentre furono assenti i rappresentanti ufficiali della Chiesa. Grazie al verbale redatto da un notaio e alle registrazioni di altri testimoni, conosciamo molti dettagli della cerimonia. Sappiamo, tra l’altro, che alcuni dei presenti, al momento dell’ostensione dei resti di Galileo dopo la rimozione del coperchio della bara, asportarono alcuni frammenti organici dal cadavere: tre dita della mano destra (pollice, indice e medio), una vertebra (la quinta) e un dente.

Una parte di queste “reliquie” sono state accuratamente conservate fino ai nostri giorni: un dito presso il Museo di Storia della Scienza e la vertebra all’Università di Padova. Delle altre due dita e del dente, acquisiti dal marchese Capponi, si erano perse le tracce dal 1905. I cimeli galileiani sono riemersi recentemente in un’asta, dove è stata battuta una teca in legno sormontata da un busto di Galileo, che contiene un’ampolla settecentesca, che racchiude a sua volta due dita e un dente.

Il singolare oggetto è stato acquistato da un collezionista, che si è subito impegnato in approfondite ricerche che hanno consentito di identificare i resti di Galileo. La Soprintendente al Polo Museale fiorentino, Cristina Acidini, e il Direttore del Museo di Storia della Scienza, Paolo Galluzzi, hanno confermato che, sulla base dell’ampia documentazione storica pervenutaci, non sussistono dubbi sull’autenticità del reperto.

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